Terremoto in Pakistan: la testimonianza di Maurizio Gallo e la neccessità di aiuti

La terribile testimonianza di Maurizio Gallo dai villaggi della Kaghan Valley colpiti dal terremoto deve motivare la mobilitazione per aiutare i villaggi colpiti dal sisma dell’8/10 scorso.

A più di 2 settimane dal terremoto che l’8 ottobre scorso ha colpito il Pakistan la situazione è ancora assolutamente fuori controllo, mentre il dramma ha proporzioni inimmaginabili.

Quello che si temeva già dall’inizio, dalle prime notizie della catastrofe, si è tragicamente avverato. Se la situazione è gravissima in tutto il Pakistan, per le popolazioni ed i villaggi più remoti dell’Himalaya pakistano il dopo terremoto è assolutamente devastante: scarsi se non addirittura inesistenti sono stati i soccorsi portati ai villaggi mentre il numero delle vittime continua ad essere assolutamente fuori controllo.

Per rendersene conto basta leggere l’impressionante report da Balakot (Kaghan Valley, Pakistan) di Maurizio Gallo – direttore esecutivo di Karakorum Trust, il progetto di cooperazione internazionale promosso da Comitato Ev-K2-CVnr e Cesvi. Ve la riportiamo nel suo testo integrale così come è stato trascritto dalla registrazione al satellitare. E’ una testimonianza allucinante che può essere commentata solo dalla frase di un altro testimone, Rasheed Ahmed, titolare dell’agenzia Hushe e corrispondente de “Il Nodo infinito” in Pakistan: “E’ molto difficile spiegare la situazione, posso solo dire che i paesi si sono trasformati in cimiteri”.

A margine restano due riflessioni. La prima va alla scarsa attenzione, se non all’assoluto silenzio, con cui i media più importanti hanno seguito la situazione del post terremoto pakistano, una tragedia che giorno dopo giorno appare nella sua enorme e sconvolgente gravità. La seconda va al mondo dell’alpinismo e al suo dovere di essere presente, soprattutto ora, in una delle terre da sempre meta dei viaggi (e dei sogni) degli alpinisti di tutto il mondo. Da parte sua “Il nodo infinito” (tikmountain.com) ha attivato una campagna per la raccolta fondi, mentre il programma di Karakorum Trust, iniziativa italiana promossa dal Comitato Ev-K2-CNR e dal Cesvi, ha deciso di attivarsi immediatamente per fronteggiare l’emergenza nella zona colpita (www.cesvi.org).

SONO QUASI TUTTI MORTI
di Maurizio Gallo – fonte
www.montagna.org

21 ottobre 2005 – Balakot (Kaghan Valley – Pakistan)
“Sono quasi tutti morti, quello che sto vedendo è incredibile. Mi trovo nella Kaghan Valley. La situazione qui a Balakot, il paese più grosso di questa zona, è impressionante. Il paese è completamente raso al suolo. Le case erano state costruite tutte con il fai da te, con tetti piatti di cemento armato, sostenuti da colonne fatte malissimo. Le colonne hanno ceduto tutte. Questi tetti completamente piatti sono caduti orizzontali coprendo tutto. E sotto è pieno di gente, di morti. L’atmosfera è lugubre. C’è una puzza tremenda. La gente non scava più neanche ormai. Anche perchè non hanno attrezzi, non hanno nulla. Qualcuno scava con le mani. Ho visto una scuola schiacciata in questa maniera, dove ci sono ancora le scarpe dei bambini e i libri. Di fianco c’è una tomba comune con 40 piccoli, tutti sepolti dentro. La situazione è terribile. Non pensavo fino a questo punto.

In questi giorni l’esercito sta aprendo la strada per andare su, verso i villaggi di montagna. Sono arrivato anch’io fino alla fine della strada, dove credo non fosse mai arrivato nessuno. Ho trovato gente disperata che scendeva dai villaggi di montagna dopo tre giorni a piedi. Sono scappati sotto la pioggia, lasciando le case distrutte e le famiglie. Ho trovato dei bambini che sono scesi e hanno lasciato 13 parenti sotto le macerie della casa. Anche loro sono scesi facendo tre giorni a piedi.

Là in alto, adesso l’esercito sta portando su roba da mangiare con i trattori. Gli elicotteri stanno portando via dai singoli villaggi le persone che trovano in gravi condizioni fisiche. Ma non c’è ancora un soccorso diffuso e organizzato. Solo qui nella Khagan Valley si parla di 3000 villaggi sparsi per tutte le montagne e completamente crollati. Ma ci sono le montagne e nessuno ci sale. Ci vogliono tre giorni a piedi per raggiungerli. Sono posti dispersi. La situazione è ancora completamente fuori dal controllo. E anche il bilancio dei morti finora, da quello che ho visto io, è assolutamente ridicolo rispetto alla vera entità del danno. Anche perchè queste sono zone tribali e nessuno è registrato all’anagrafe. Sono morti quasi tutti, una situazione incredibile”.

di Maurizio Gallo


montagna.org
www.tikmountain.com www.cesvi.org/pakistan.asp www.corriere.it

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