3° Campionato italiano bouldering a Roma

Il 12-13/10 a Roma presso la palestra “E’cole Verticale” si svolgerà il 3° Campionato italiano bouldering.

Sabato 12 e domenica 13 ottobre a Roma, presso la palestra “E’cole Verticale” in via Lungotevere Flaminio, 67, è in programma il terzo Campionato italiano assoluto di bouldering.

Campioni uscenti la torinese Giulia Giammarco e Riccardo Scarian.

PROGRAMMA Sabato 12/10 10.00 apertura iscrizione ed isolamento uomini (*) 12.00 chiusura iscrizioni ed isolamento 13.00 inizio gara Domenica 13 10.00 apertura iscrizione ed isolamento donne 11.30 chiusura isolamento 12.00 inizio gara femminile 15,00 chiusura isolamento finale maschile 16.00 finale maschile (**) 18.00 premiazioni (*) formula Open
(**) alla finale uomini accederanno i primi 12 classificati

Albo d’oro Campionati italiani bouldering 2000 Maschile 1 Crespi Flavio 2 Scarian Riccardo 3 Giudici Lucio Femminile 1 Giulia Giammarco 2 Jenny Lavarda 3 Valentina Garavini 2001 Maschile 1 Scarian Riccardo 2 Crespi Flavio 3 Core Christian Femminile 1 Giammarco Giulia 2 Benetti Lisa 3 Marchisio Stella

3° CAMPIONATO ITALIANO ASSOLUTO OPEN
Roma 12-13 ottobre 2002

Presidente di Giuria: Silvana de Vito.
Giudice Aggiunto: Claudio Frontali.
Elaborazione dati: Giovanni Cantamessa.
Tracciatori: Marzio Nardi e Fiorino Moretti.

info
  ecoleverticale

Come arrivare
A1: uscita Settebagni e seguire le indicazioni Roma Centro – Foro Italico per circa 9 km, seguire poi le indicazioni Via Dei Campi Sportivi – Parioli, dopo 300 metri ci si trova all’altezza della Scuola dello Sport ‘Giulio Onesti’ (possibile struttura dove pernottare). Dalla Scuola dello Sport in direzione centro, dopo 3,800 km, percorrendo una strada dritta (Lungotevere) e diversi semafori siete arrivati al Centro Sportivo Flaminio a Lungotevere Flaminio 67 (altezza teatro Olimpico – Piazza Gentile da Fabbricano). Per chi viene dalle altre direzioni prendere l’uscita 8 del Grande Raccordo Anulare (GRA) e seguire le indicazioni sopra riportate.

Mondinelli e gli 8000 a Chivasso

L’8/11 a Chivasso (TO) serata con Silvio Mondinelli organizzata dalla locale Sez. CAI. Tema: i colossi himalayani saliti dalla Guida di Alagna

Venerdi’ 8 novembre alle ore 21, a Chivasso (TO) – nell’Auditorium della Croce Rossa di via Gerbido – Silvio Mondinelli, il popolare “Gnaro”, presenterà “Ottomila e dintorni. Sui colossi himalayani e tra le loro genti”.

Quella della Guida alpina e finanziere del Soccorso Alpino di Alagna Valsesia è l’ultima delle tre serate dedicate all’esplorazione e all’alpinismo organizzate, nell’ambito della manifestazione Immaginando, dalla sezione del CAI di Chivasso, con il patrocinio del Comune di Chivasso ed in collaborazione con la Rivista della Montagna.

Gli 8000 di Silvio Mondinelli
2002: Makalu
2001: Everest , Gasherbrum I, Gasherbrum II, Daulaghiri
1997: Cho Oyu
1996: Shisa Pangma
1993: Manaslu
1994: Lhotse

Everest (ph Silvio Mondinelli)

 gnaromondinelli.it

 intervista a Mondinelli

Click Here: COLLINGWOOD MAGPIES 2019

Il tempo della montagna a L’Aquila

Fino al 27/11 si svolgerà a L’Aquila “Il tempo della montagna”, una serie di manifestazioni dedicata alla montagna, dell’Appennino e non solo.

Si è aperto a L’Aquila, per protrarsi fino al 27 novembre, “Il tempo della montagna”, una serie di manifestazioni dedicata alla montagna, dell’Appennino e non solo.

L’iniziativa è stat promossa e organizzata da “Lhasa”, Laboratorio Autonomo di Studi Antropologici del capoluogo abruzzese, dal CAI, dall’Associazione Italiana Bibioteche e dalla regione, e sarà dedicato all’Anno Internazionale delle Montagne.

Tra gli eventi in programma, una serie di incontri con alpinisti, esploratori e viaggiatori che si svolgeranno nella sede del Club Alpino di via Sassa, con proiezioni di diapositive e filmati. Inoltre è allestita una mostra fotografica dal titolo: “Dal Gran Sasso al mondo”.

di Aldo Frezza

Lhasa.it


Click Here: geelong cats guernsey 2019

Terremoto in Pakistan: la testimonianza di Maurizio Gallo e la neccessità di aiuti

La terribile testimonianza di Maurizio Gallo dai villaggi della Kaghan Valley colpiti dal terremoto deve motivare la mobilitazione per aiutare i villaggi colpiti dal sisma dell’8/10 scorso.

A più di 2 settimane dal terremoto che l’8 ottobre scorso ha colpito il Pakistan la situazione è ancora assolutamente fuori controllo, mentre il dramma ha proporzioni inimmaginabili.

Quello che si temeva già dall’inizio, dalle prime notizie della catastrofe, si è tragicamente avverato. Se la situazione è gravissima in tutto il Pakistan, per le popolazioni ed i villaggi più remoti dell’Himalaya pakistano il dopo terremoto è assolutamente devastante: scarsi se non addirittura inesistenti sono stati i soccorsi portati ai villaggi mentre il numero delle vittime continua ad essere assolutamente fuori controllo.

Per rendersene conto basta leggere l’impressionante report da Balakot (Kaghan Valley, Pakistan) di Maurizio Gallo – direttore esecutivo di Karakorum Trust, il progetto di cooperazione internazionale promosso da Comitato Ev-K2-CVnr e Cesvi. Ve la riportiamo nel suo testo integrale così come è stato trascritto dalla registrazione al satellitare. E’ una testimonianza allucinante che può essere commentata solo dalla frase di un altro testimone, Rasheed Ahmed, titolare dell’agenzia Hushe e corrispondente de “Il Nodo infinito” in Pakistan: “E’ molto difficile spiegare la situazione, posso solo dire che i paesi si sono trasformati in cimiteri”.

A margine restano due riflessioni. La prima va alla scarsa attenzione, se non all’assoluto silenzio, con cui i media più importanti hanno seguito la situazione del post terremoto pakistano, una tragedia che giorno dopo giorno appare nella sua enorme e sconvolgente gravità. La seconda va al mondo dell’alpinismo e al suo dovere di essere presente, soprattutto ora, in una delle terre da sempre meta dei viaggi (e dei sogni) degli alpinisti di tutto il mondo. Da parte sua “Il nodo infinito” (tikmountain.com) ha attivato una campagna per la raccolta fondi, mentre il programma di Karakorum Trust, iniziativa italiana promossa dal Comitato Ev-K2-CNR e dal Cesvi, ha deciso di attivarsi immediatamente per fronteggiare l’emergenza nella zona colpita (www.cesvi.org).

SONO QUASI TUTTI MORTI
di Maurizio Gallo – fonte
www.montagna.org

21 ottobre 2005 – Balakot (Kaghan Valley – Pakistan)
“Sono quasi tutti morti, quello che sto vedendo è incredibile. Mi trovo nella Kaghan Valley. La situazione qui a Balakot, il paese più grosso di questa zona, è impressionante. Il paese è completamente raso al suolo. Le case erano state costruite tutte con il fai da te, con tetti piatti di cemento armato, sostenuti da colonne fatte malissimo. Le colonne hanno ceduto tutte. Questi tetti completamente piatti sono caduti orizzontali coprendo tutto. E sotto è pieno di gente, di morti. L’atmosfera è lugubre. C’è una puzza tremenda. La gente non scava più neanche ormai. Anche perchè non hanno attrezzi, non hanno nulla. Qualcuno scava con le mani. Ho visto una scuola schiacciata in questa maniera, dove ci sono ancora le scarpe dei bambini e i libri. Di fianco c’è una tomba comune con 40 piccoli, tutti sepolti dentro. La situazione è terribile. Non pensavo fino a questo punto.

In questi giorni l’esercito sta aprendo la strada per andare su, verso i villaggi di montagna. Sono arrivato anch’io fino alla fine della strada, dove credo non fosse mai arrivato nessuno. Ho trovato gente disperata che scendeva dai villaggi di montagna dopo tre giorni a piedi. Sono scappati sotto la pioggia, lasciando le case distrutte e le famiglie. Ho trovato dei bambini che sono scesi e hanno lasciato 13 parenti sotto le macerie della casa. Anche loro sono scesi facendo tre giorni a piedi.

Là in alto, adesso l’esercito sta portando su roba da mangiare con i trattori. Gli elicotteri stanno portando via dai singoli villaggi le persone che trovano in gravi condizioni fisiche. Ma non c’è ancora un soccorso diffuso e organizzato. Solo qui nella Khagan Valley si parla di 3000 villaggi sparsi per tutte le montagne e completamente crollati. Ma ci sono le montagne e nessuno ci sale. Ci vogliono tre giorni a piedi per raggiungerli. Sono posti dispersi. La situazione è ancora completamente fuori dal controllo. E anche il bilancio dei morti finora, da quello che ho visto io, è assolutamente ridicolo rispetto alla vera entità del danno. Anche perchè queste sono zone tribali e nessuno è registrato all’anagrafe. Sono morti quasi tutti, una situazione incredibile”.

di Maurizio Gallo


montagna.org
www.tikmountain.com www.cesvi.org/pakistan.asp www.corriere.it

Click Here: Cheap Chiefs Rugby Jersey 2019

Arrampicata: SS 26, nuovo 9a per Alberto Gnerro a Gressoney

Alberto Gnerro ha liberato nella falesia di Gressoney – Noversch ‘SS26’. Un 9a che conta 95 movimenti ed è completamente naturale.

Alberto Gnerro ci regala un nuovo 9a! Quattro anni dopo la sua “Ground Zero” a Sarre (AO) il “Doctor” più famoso della verticale ritorna nella veste di Hyde e libera “SS 26” nella falesia di Gressoney. La nuova via conta 95 movimenti (!) ed è, al contrario di Ground Zero, completamente naturale. Un fatto che Alberto giustamente sottolinea, quasi più che il super grado proposto di 9a.

Che Alberto fosse in forma si sapeva (si mormora di una ventina di vie fino all’ 8b a-vista durante le sue “vacanze estive” a Rodellar…), ma si sa, liberare qualcosa di nuovo è un traguardo di tutt’altro tipo. Gli abbiamo subito chiesto cosa gli ha dato questa via… “Beh, è tutta naturale. Questa è una via che mi verrebbe voglia di ripetere…”

SS 26, NUMERO CIVICO 9a
di Alberto Gnerro

I miei genitori me lo ripetevano sempre… “Se farai i tuoi compiti potrai andare a giocare con i tuoi amici!” E così quegli insegnamenti dettati dalla madre in età scolare, sembra che ancora oggi siano rimasi impressi nella mia mente…

Ma oggi per compiere i miei doveri, carta e penna ormai dimenticati da tempo, sono sostituiti da lastre di pietra e polvere bianca. E allora in compagnia dei miei compagni di banco di oggi, vado Là, dove ho scritto i miei temi piu belli… Glory days, Thunder Road, il Maestro… tutti nomi che evocano la poesia del gesto.

Ogni nome dice qualcosa ma oggi come oggi, sebbene ne resti il piacere, per me, sono ormai temi letti e riletti! Vorrei scriverne uno nuovo ed è per quello che sono lì… Bisogna percorrere molta strada senza mai essere stanchi di agitare la penna per dire cose nuove e interessanti, che alle volte sembrerebbero le ultime…

Talvolta la mia stessa fiducia è messa a dura prova e voler superare un esame a 37 anni mi fa sentire un po’ come uno studente fuori corso. E quindi ti metti davanti allo specchio e ti accorgi che la buona dieta e l’entusiasmo mantengono viva la voglia di gridare ancora qualcosa di nuovo…

E qui a Gressoney, in questo libro aperto, percorro nel corpo e nella mente uno dei miei scritti più belli… E la parte migliore della storia, è che tutto è venuto in maniera così naturale che, tralasciando la mia penna, mi sono limitato ad un più semplice lavoro di traduzione…

Ho dovuto ripassarci sopra più volte per capire queste 95 parole verticali… Ma lo sforzo mentale di dover leggere la stessa cosa ripetutamente mi ha ben ripagato… Ora la linea di mezzeria che segna questa mia strada molto personale da sbiadita che era è ben segnata ed evidente. Seguirla non è facile ma perdersi impossibile… Il suo nome SS 26… numero civico… 9a…! In attesa di conferme…

Ground zero news Aberto Gnerro su PlanetMountain.com CAMP su Expo PlanetMountain La Sportiva su Expo PlanetMountain www.doctorgnerro.it


Nelle foto: Alberto Gnerro su “SS 26” – Photo Andrea Gallo.

Click Here: Newcastle United Shop

La Svizzera pulisce le sue montagne

Uno spot pubbliciatario per rendere pulite le montagne della Svizzera, promossa da Svizzera Turismo.

E’ ovviamente una trovata pubblicitaria dell’ APT Svizzera, ma ci è sembrata davvero originale quindi vi segnaliamo questo piccolo spot messo online proprio il 1 Aprile – e anche questo vorrà dire ben qualcosa. Il "viral video", naturalmente lanciato attraverso Youtube e una community di Facebook, sembra abbia già fatto scalpore, tanto che è stato ripreso e discusso anche dalle TV nazionali inglesi e francesi.

Ieri poi la precisazione di Jürg Schmid, il direttore dell’ Ente per il Turismo Svizzero, che ha rassicurato tutti: in realtà la Svizzera non ha bisogno di pulitori di montagne: "Le nostre montagne sono bellissime da sé". Come dargli torto? Ma anche come non ricordare che sarà bene che chi frequenta tutte le montagne, svizzere e non, provveda di persona a non lasciare tracce indesiderate del suo passaggio?

Click Here: habitat tord boontje

PlanetMountain miglior sito montagna secondo Forbes

PlanetMountain è stato votato da Forbes.com, la più importante rivista economica americana, come miglior sito di montagna e si é così aggiudicato il prestigioso riconoscimento di “Best of the Web Forbes Directory.”

Iniziamo l’anno con una bella notizia: PlanetMountain è stato votato da Forbes.com, la più importante rivista economica americana, come miglior sito di montagna e si é così aggiudicato il prestigioso riconoscimento di “Best of the Web Forbes Directory.”

La notizia fa davvero piacere, un po’ perchè il riconoscimento viene da Forbes, una fonte assolutamente autorevole, un po’ perchè PlanetMountain è risultato il primo di una selezione che comprendeva siti internazionali di altissimo livello.

E’ un momento importante per internet, per la montagna in internet. Ormai sentiamo di essere arrivati a Campo Base Avanzato. Siamo felici e fieri di questo award, e che un sito italiano venga considerato tra i primi. L’abbiamo detto pochi giorni fa ma qui lo lo ribadiamo perchè ci teniamo: senza di voi, senza i vostri contributi, commenti e critiche, tutto ciò non sarebbe possibile. Grazie davvero a tutti!

L’analisi di Forbes.com
“Volete un itinerario di sci alpinismo in Marocco? Tutte le info sull’arrampicata a Cuba? Nonostante ponga il focus sull’alpinimso e l’arrampicata in montagna, questo bel sito offre informazioni complete sull’arrampicata mondiale in tutte le sue forme – roccia, ghiaccio, neve. Inoltre, offre informazioni su come arrivare, dove dormire, sul miglior periodo dell’anno, le vie ed i gradi, il materiale da portare e le note importanti – semplicemente su tutto! Insuperabile per quanto riguarda l’informazione sull’arrampicata in Europa – dalle falesie a picco sul mare in Sardegna alla drammatica falesia di Ospo in Slovenia – offre anche contenuti di qualità sulle vie ferrate nelle Dolomiti con una sezione intera dedicata a questi famosi itinerari. Vai a leggere le interviste o le foto nella sezione Special, oppure clicca per ricevere consigli tecnici o test sui materiali nella sezione Lab. E non dimenticare le panorama QuickTime 360° dell’Himalaya e delle Alpi, che ti permettono di “spostare” letteralmente le montagne.

Pro: la grandissima sezione di trekking con tutte le informazioni dettagliate su alcuni dei migliori trek nell’Himalaya e in Patagonia.

Contro: Forum non sempre accessibile e, quando sì, molti link in italiano soltanto..

www.forbes.com

Click Here: juicy couture perfume

Ciapa e Tira 2005 la finale del Way Out

Il 18/03 alla Way Out di Milano la 7a tappa e ultima tappa del Ciapa e Tira il gran tour del boulder delle palestre milanesi è stata vinta da Anna Zardi ed Emanuele Manini. Roberto Zagolin e Anna Zardi sono i vincitori del circuito.

La gente arriva alla spicciolata provando tutte le soluzioni di approccio alla palestra, A1 da Piacenza, A4 da Torino e da Brescia, SS36 da Lecco e, per i Milanesi, Tangenziale Ovest, Est, Nord… ma alla fine siamo oltre sessanta ai blocchi, tantissimi quelli preparati da Enrico Baistrocchi, ben 14 quelli facili (attenzione: non banali! Chiedete a chi è ancora lì, incastonato nel diedro del blocco 5), 5 medi e 4 durelli; leggete oltre per capire. Da una semplice interpolazione dei dati con il test del… 2 (?!?) appare subito che il tracciatore ci ha preso quando ha numerato i blocchi in ordine crescente di difficoltà: 1 il più facile, il 23 nessuno l’ha chiuso.

Tra tutti i 65 partecipanti spicca il nome del campionissimo Stefano Alippi che, fuori classifica, ha voluto regalare al Ciapa e Tira l’onore della sua presenza. Per la cronaca Stefano ha chiuso 3 dei 4 boulder neri, mentre i migliori atleti in gara ne hanno chiuso solo uno a testa. Fuori classifica anche Giovanna Pozzoli e gli “artisti” Massimo Malpezzi (fotografo, cameraman, regista e produttore) e Claudio Piscina (fotografo ufficiale dell’intero circuito) e per qualche istante si sono uniti all’allegra brigata anche i gestori della palestra Mario Grassi, Luca Grigolli e Dario Zamboni.

Cinque gli atleti in finali per le due categorie, con assolutà parità tra i maschi (20 top) e Anna Zardi e Milena Bergna (18 top) che anche questa volta “rischiano” la finale maschile, avanti di un soffio a Claudia Marano (17) e Isabella Gonnet (16). Tracciati (o livello) totalmente differenti tra le due categorie: top toccato da Zardi, sfiorato da Bergna, che hanno superato il filtro a metà boulder che ha fermato le altre atlete, mentre livello più omogeneo tra i maschi con il risultato che solo 3 prese, delle 12 previste, sono state “provate”. Emanuele Manini riesce al primo tentativo a “valorizzare” la 3° presa, impresa che riesce anche a Marco Ferrario e Alberto Rosso, ma al secondo giro.

Poi tutti al simpatico baretto che accoglie gli affamati concorrenti per le premiazioni di tappa e la super-classifica generale 2005. Bravo al Baistra per la tracciatura, un grazie ai sopra menzionati gestori e a Laura Grassi per la Direzione Gara.

Si iscrivono sull’albo d’oro del Ciapa e Tira due nomi nuovi (per l’albo …): Anna Zardi e Roberto Zagolin, che si sono aggiudicati rispettivamente 3 e 2 tappe. Gli altri numeri dell’edizione 2005? Hanno partecipato 169 atleti diversi, di cui 35 donne, per un totale di oltre 300 iscrizioni.

E ora le menzioni speciali:
Premio “fedeltà” (per aver disputato) tutte le tappe solo ai maschi: Ferrario, Laporta, Nani, Neri, Noè e Zagolin.
– Premio “distanza” al rumeno Ene Viorel.
– Premio “della sfiga” (per infortunio) … per fortuna a nessuno.
– Premio “punti accumulati”: Anna Zardi con 460

Report di Nicoletta Costi & Nicola Noè – Foto di Claudio Piscina

CIAPA E TIRA 2005 – Classifica 7a prova Way Out
maschile
1 Emanuele Manini top 20
2 Marco Ferrario top 20
3 Alberto Rosso top 20
4 Roberto Zagolin top 20
5 Diego La Porta top 20
femminile
1 Anna Zardi top 18
2 Milena Bergna top 18
3 Isabella Gonnnet top 16
4 Claudia Marano top 17
5 Chantal Combi top 15

CIAPA E TIRA 2005 – Classifica Finale
maschile
1 Zagolin Roberto p400
2 Laporta Diego p370
3 Ferrario Marco p287
4 Nani Antonio p234
5 Noè Nicola p213
femminile
1 Zardi Anna p460
2 Rusconi Laura p336
3 Costi Nicoletta p325
4 Nogara Gretel p273
5 Bergna Milena p245

(Classifiche complete www.ditarcuate.com)

ALBO D’ORO CIAPA E TIRA
1999 Nicoletta Costi Max Colnaghi
2000 Nicoletta Costi Michele Dei Cass
2001 Nicoletta Costi Simone Belloni
2002 Milena Bergna Federico Boffi
2003 Lucia Pizzati Luca Vimercati
2004 Laura Grassi Massimiliano Mauri
2005 Anna Zardi Roberto Zagolin

TUTTO IL CIRCUITO CIAPA E TIRA 2005

 Sabato 29 gennaio ore 20 Passaggio Obbligato, Via degli Imbriani 17 Milano tel. 02 39325079 www.passaggiobbligato.it, soc. Sportiva Versante Sud.
Vai al report

 Venerdì 11 febbraio ore 19 Versante Nord c/o Palasesto, P.za Primo Maggio Sesto San Giovanni (MI) 0226229988. www.versantenord.it
Vai al report

 Venerdì 18 febbraio ore 19 Golden Gym, Via Brioschi 26 Milano tel. 02 8394233
Vai al report

 Venerdì 25 febbraio ore 19 Campo Base, Via Corridori 5 San Damiano di Brugherio (MI) tel 338 3625451 www.campo-base.it
Vai al report

 Venerdì 4 marzo ore 19 Parete Rossa, Via Campania 101/103 Fizzonasco (MI) tel 02 90427359 www.pareterossa.it
Vai al report

 Sabato 12 marzo ore 14 Tonic (ex New-Trefor), Via Feltre 7 Milano tel. 02 26410158 Soc. Sportiva Adrenaline
Vai al report

 Venerdì 18 marzo ore 19 Way Out, Via Sapri 64 Milano tel. 02 3086796 www.wayout-fit.com

Portfolio Claudio Piscina

CIAPA E TIRA 2005
7a e ultima prova
Way Out
Portfolio Claudio Piscina Ciapa e Tira 2005
muri indoor www.passaggiobbligato.it www.versantenord.it www.wayout-fit.com www.pareterossa.it www.campo-base.it Alcune fasi di gara dell’ultima tappa del Ciapa e Tira 2005 (photo Claudio Piscina)

Click Here: Christian Dior perfume

Saint-Ours II 6, M6 per Marlier, Chenal e M. Farina

Ezio Marlier, Francesca Chenal e Marco Farina hanno aperto in gennaio Saint-Ours II 6, M6, nuova via di ghiaccio a Fenille, Valsavarenche (AO).

Una nuova, grande e difficile, via di ghiaccio è nata sulla bastionata rocciosa dietro il villaggio di Fenille, in Valsavarenche (AO), ad opera del (solito) Ezio Marlier, accompagnato nell’occasione dalla moglie Francesca Chenal e da Marco Farina. Saint-Ours II 6, M6, questo il nome e la difficoltà della nuova nata, va così ad aggiungersi alla vicina “Coesion 0” II-7, aperta da Marlier e Buccella, e unico grado 7 d’Italia.

Fenille, insomma, con questo nuovo itinerario, conferma ancora una volta di essere un punto di riferimento per l’arrampicata su ghiaccio, in Val d’Aosta (e non solo), sia per la concentrazione di linee di alta difficoltà, sia per le possibilità che offre per future altre linee di grande impegno. Senza dimenticare, poi, quello che Fenille offre a tutti i ghiacciatori con le sue molte vie, di tutte le difficoltà, tra cui spicca per bellezza “Anoressica” II-5 (Marlier – Buccella – Moine).

“Una via da scalare! Ogni tiro è diverso, da scoprire. Certamente si tratta di un’arrampicata adrenalinica (molto adrenalinica), ma sicuramente molto bella!” Così è stata la Saint-Ours di Francesca Chenal.
Certamente si tratta di una via bella e intensa, com’è evidente dalla descrizione di Ezio Marlier e dalle foto di Francesca.

SAINT-OURS, Carpe diem su ghiaccio
nuova via di ghiaccio, Fenille, Valsavarenche
di Ezio Marlier

“L’abbiamo battezzata Saint-ours (San Orso), in onore del santo del giorno, e del mio compleanno. Insomma, mi sono fatto il regalo che più desideravo: salire questa linea che mi stava sul groppo da un bel po’. L’anno scorso, insieme a Massimo “Max” Farina, l’avevamo puntata per qualche giorno. Ma, quando si decise di attaccare, un vento caldo (temperatura +15°) ci ricacciati alla “solita” grotta Haston a tirare sul misto. Poi la cascata non si è più riformata è c’è toccato rimandare tutto all’inverno successivo.

Gennaio 2004. Dopo un inizio di stagione che lasciava presagire un’annata favolosa, il solito vento caldo ci ha relegati al lavoro, e a far foto a eventuali linee… con la speranza che si formassero. Poi, finalmente ecco una settimana degna di gennaio. Fa freddo, molto freddo, nevica e (finalmente) ci sono le condizioni per i nostri progetti su ghiaccio.
Adesso, però, manca il socio di cordata… Max è impegnato con un corso militare a cui non puà mancare… E io che faccio? Sono fortunato: Francesca Chenal e Marco Farina, fratello minore di Max, si legano alla mia corda, e proviamo. La nostra cascata è a Fenille, in Valsavarenche. Battiamo la traccia, e in 25 minuti siamo alla base del canale. Ora si parte…

Un primo tiro facile ci porta alla base del muro di 120m (sosta a sx, 1 chiodo con cordone). Parto per la seconda lunghezza: il ghiaccio è sottile, molto sottile. Riesco a mettere una protezione, ma è come fosse infissa sul “cartone”. Non mi resta che sperare… Poi attraverso qualche metro alla ricerca di ghiaccio sufficiente per ancorare le picche. Me la sto letteralmente facendo addosso: se la picca o un rampone non tengono, mi pianto nella neve vicino ai compagni. Che paura… finalmente arrivo alla base di una candelina veramente misera, e decido di fare la seconda sosta,.

Anche il tiro successivo (il terzo) mi mette a durissima prova. Un cordino in chevlar, passato in una clessidra dovrebbe essere sufficiente in caso di volo. Cerco di convincermi, però mi accorgo subito che anche questa protezione non terrà un volo, ma non posso fare diversamente: vado avanti. Un indefinito numero di vibrate, fisiche e morali, m’investono. Sto in ansia finché, dopo aver superato la candelina di 15 metri con quell’unica protezione di m…. riesco a mettere un chiodo da ghiaccio, corto. Continuo per un tratto di misto e attraverso versa destra, poi un friend del 2 mi mette il cuore in pace e percorro il ghiaccio successivo fino alla sosta 3.

Pensavo che nella parte alta le difficoltà calassero di molto, ma non è così. Il quarto tiro mi bastona: un bel passo di misto e riesco a mettere due chiodi. Adesso la scalata è sempre dura, ma decisamente più rilassante, e finalmente comincio veramente a divertirmi. La sosta 4 è comoda, Francesca e Marco mi raggiungono e affrontiamo l’ultimo tratto del muro centrale. Il 5° tiro si lascia salire bene, un piccolo passaggio ancora delicato in uscita e siamo sul pendio mediano, fuori dai casini.

Percorriamo il canale e l’ultimo salto, poi ci caliamo. L’esposizione è veramente notevole! Poche cascate mi hanno impressionato per l’esposizione, questa è sicuramente una di quelle.
Abbiamo fatto un buon lavoro. Qualche spit avrebbe sicuramente reso più sicura la giornata, ma va bene così.

La Valsavarenche, e più precisamente la zona di Fenille, con questa salita diventa il polo dell’alta difficoltà in Valle D’Aosta. Alcune centinaia di metri più a valle di Saint-ours, infettai, sale la linea più dura, “Coesion 0” II-7 (aperta da Marlier e Buccella), di fronte c’è la bellissima “Anoressica” II-5 (Marlier – Buccella – Moine), e ancora molte altre linee, di tutte le difficoltà.
L’unico neo della zona è che le cascate sono di difficile formazione. Ma il “bello” è anche questo: attendere il momento giusto, il giorno in cui la linea è salibile… Sai che potrà crollare dopo qualche giorno, questo è il sale di questa attività, trovare il “Carpe diem”.”

Ezio Marlier

Portfolio
archivio news Ezio Marlier
Grivel Expo Planetmountain

Portfolio

click per ingrandire

SAINT-OURS
Fenille, Valsavarenche (AO)

prima salita: Ezio Marlier,
Francesca Chenal e Marco Farina
lunghezza: 200m
difficoltà: II 6, M6
descrizione: Percorre l’impressionante bastionata rocciosa di Fenille, seguendo varie colate successive inframmezzate da strapiombi di roccia. E’ una via difficile che richiede un altissimo livello psicomotorio, specialmente nei primi due tiri del gran muro centrale, sia per la grande difficoltà di piazzare le protezioni sia per la scarsa qualità delle stesse.


nelle foto Ezio Marlier su “Saint-ours”, Fenille, Valsavarenche
ph Francesca Chenal

Click Here: chanel perfume sale

Arrampicata in Valle dell’Orco: Il Diedro Atomico, da ‘Trad’ a ‘Trash’

Tra luglio e agosto 2009 Andrea Giorda, Stefano Therisod, Antonio Lovato hanno risistemato la Via del Diedro Atomico sulla Parete dell’Inflazione Strisciante in Valle dell’Orco. Andrea Giorda coglie l’occasione per un escursus storico e una riflessione per il futuro.

Non vi parlerò di una grande impresa o di un nuovo 9a del Bambino prodigio, ma di un tempo dove i B.O.T. (Buoni ordinari del tesoro) rendevano quasi il 20 % e un modesto impiegato, un Travet , con sacrifici riusciva ancora a farsi una famiglia e comprarsi una casa. Erano i tempi dell’ ”Inflazione strisciante”, perché se è vero che i Titoli rendevano tantissimo, subdolamente i prezzi e soprattutto il Debito pubblico lievitavano come bignè, all’oscuro del piccolo risparmiatore.
L’Inflazione strisciante è una parete della bassa valle dell’Orco, ai tempi l’idea di collegare i nomi all’attualità mi sembrava una moda delle balle, ma ripensando agli infinti zeri che hanno raggiunto i nostri attuali “Pagherò”, tutto sommato ora quei nomi scolpiti nella pietra, suonano come un monito inascoltato! Che dire poi della via… ”Via i Russi dall’Afghanistan!”, ci ricorda che gli Americani finanziavano e addestravano i Talebani al terrorismo per sconfiggere i Russi! Sì! Proprio quelli che poi gli hanno fatto saltare le Torri gemelle e che adesso se la ridono dai loro labirinti nei deserti asiatici… altro monito. Un vero e proprio libro di storia a cielo aperto. Potremmo continuare con gli usi e costumi…” La Cannabis” e perchè no, qualcuno, nei… ”Cavalieri perdenti” ,vedrà pure una premonizione per le prossime elezioni di Papi!

Ma torniamo agli anni ’70, nella seconda metà del decennio, i fratelli più grandi e a volte lo stesso Giampiero (Motti ndr), ci rivelavano sottovoce e con parsimonia i segreti ancora sconosciuti della Valle Dell’Orco. Enrico Camanni, inseparabile amico e baby redattore della Rivista della Montagna, aveva sempre notizie di prima mano e tirò fuori dal cappello la parete di Aimonin con segnata la Via dello spigolo su un foglietto.
Per noi tutto il resto era vergine, e quando vedemmo il grande Diedrone centrale ci buttammo a scalarlo, nella nostra enfasi adolescenziale ci vedevamo già tra i grandi!
Ci volle poco a scendere dal pero, la via era già stata salita da Roberto Bonis, un vero Tiramolla umano, secco secco, agilissimo, scalava come i Geometridi, quei bruchetti che salgono sulle foglie portando le ultime zampe della coda dietro alla testa, facendo un anello con il corpo. Ora Bonis fa la guida a Bardonecchia.

La delusione ammazza o dà la carica, e pochi mesi dopo ciondolando per quell’enorme Bside* che era per noi la Valle, vidi sulla parete che verrà poi chiamata dell’ Inflazione strisciante un altro diedro, bellissimo, rosso fuoco. Peccato che per arrivarci ci volesse il machete e il supplizio di San Sebastiano… Con un ragazzo fortissimo di Trieste raggiungemmo la cengia per rovi, il Diedro era splendido, una fiammata nel cielo, ma ai tempi c’erano ancora vie come il Nautilus da aprire, capimmo che la gloria non sarebbe arrivata neanche quel giorno, quella scarpinata nella jungla avrebbe scoraggiato il più volenteroso dei ripetitori. La nota di colore, è che salii il diedro con i soliti scarponcini rigidi con carrarmato in Vibram (sostenevo da becero che si sarebbero incastrati perfettamente nel fessurone), il mio amico fece lo stesso con delle scarpacce da ginnastica. Le EB super gratton le avevamo nello zaino tutti e due ! Io ero condizionato dai vecchi “alponi”, non mi fidavo ancora troppo di quelle paperine lisce e il mio amico sosteneva che le sue scarpacce erano insuperabili, due veri grutuluti (grezzi in italiano) altro che californiani! Si tenga in conto che alla prestigiosa Scuola Gervasutti chi veniva beccato a scalare in montagna con le Varappe (pedule lisce), era cacciato con giusta causa! Le scarpette si tolleravano in palestra, ma erano ancora attrezzi del diavolo, da Beat scappati di casa.
Tornai pochi mesi dopo con Pietro Crivellaro a scalare il diedro subito accanto, quello Minore, ma la prima impressione fu confermata. Nel stesso periodo anche Gabriele Beuchod, assiduo e forte frequentatore della valle, quello dell’Orecchio del pachiderma al Caporal per capirci, aveva visitato la parete con Claudio Bernardi. Gabriele e Claudio: salirono la via del Cobra che terminava nello stesso grande diedro. In verità tutti gli itinerari caddero giustamente nell’oblio, salvo qualche visita di local.

Nel 2000, la parete viene riscoperta con un impegnativo itinerario sulle placche che fanno da scudo, e si provvede anche alla chiodatura a spit dell’antico diedro.
In questi giorni, a distanza di trent’anni, spinto anche dalla richiesta di Maurizio Oviglia che ormai è giunto alla soglia della terza guida della Valle (e non so se arrivo alla quarta…) ho ripercorso il diedro, che all’ora definii Atomico, un aggettivo ora buffo e in disuso. Anche di una ragazza formosa si diceva che era una Bomba…Insomma, allora la Guerra fredda con i suoi ordigni nucleari affascinava e terrorizzava allo stesso tempo, dominado le nostre fantasie.

Povero Diedro Atomico, ora è imballato di spit! Non mi vedo nei panni del vecchio trombone né tantomeno mi sento di giudicare, è nella natura che i tabù dei padri vengano infranti. Il Nuovo Mattino non era forse quello? Ma forse, ed è il motivo per cui scrivo queste righe, è giusto che chi ha più storia ponga il tema e faccia riflettere serenamente, se la chiodatura indiscriminata sia la strada che porta al massimo beneficio. Con due amici giovani e volenterosi Stefano Therisod e Antonio Lovato abbiamo anche trovato e aperto un accesso comodissimo, che abbiamo attrezzato a spit non avendo senso far portare i friend per i soli tiri iniziali. Così combinata, la via del Diedro Atomico sono sicuro diventerà una delle vie plaisir più ripetute della Valle. Ma quale occasione perduta… con gli attuali friend, che non avevamo ai tempi, potrebbe essere una perfetta via di scuola da salire in piena sicurezza con protezioni veloci.
Ricordo che negli anni ’70 inseguivamo il Clean Climbing, cercando di salire solo con i nut. Com’è che si è arrivati alla fine del secolo scorso, non solo ad aprire vie dal numero di spit imbarazzante (e passi) ma a “mettere in sicurezza” passaggi storici? Come il Rivero o la Gervasutti in Sbarua… e potremmo riempire una pagina di esempi.

Già, “Mettere in sicurezza”, ecco la frase fatidica che esorcizza una pratica che ha sempre contemplato il rischio, non solo di morire ma anche solo di non riuscire a salire. Che opportunità ha un ragazzo che inizia ad arrampicare ora di allenarsi emotivamente ad una scalata che richieda doti interiori oltre che fisiche? Certo ci siamo impigriti tutti e alzi la mano chi non sceglie a volte le vie perché attrezzate. E’ vero che ci si impegna poco, ma anche l’emozione spesso è commisurata. Eppure non tutto è perduto, mi sbaglierò ma c’è un vento nuovo, diciamo una piccola brezza. Sempre più spesso si sente parlare di Trad, di scalate anche estreme con protezioni veloci. C’è una nuova volontà di misurasi e di capire il mondo emotivo dell’arrampicata. Non solo più i vecchi, ma molti giovani chiedono di lasciare spazio alla scalata non attrezzata. Anche alla scuola Gervasutti (dove ormai da veri depravati usiamo le scarpette!) alcuni allievi chiedono di imparare a mettere le protezioni e di fare vie senza spit.
Le vecchie vie a chiodi nel Vallone di Sea, la stessa Sturm und Drang sul Valsoera invece di morire, vengono consigliate sui siti da una nicchia di nuovi scalatori esaltando il fascino dell’incertezza. Cosa c’è di nuovo? Che si cerca di arrampicare in libera dove c’era il passo in artificiale! Volete mettere anche solo un 6a o un 6b su friend e nut? Ma ormai il diedro Atomico è in catene, come un King Kong ferito, uno dei più bei tiri della Valle pronto ad essere assalito e violato senza emozione, come un amore rubato.
Per il futuro, non appelliamoci a giustizieri schiodatori (il rimedio è peggio del danno), almeno si accetti, su vecchi e nuovi itinerari, il compromesso di non chiodare le fessure, come attualmente fanno quasi tutti gli apritori di buon senso.

Andrea Giorda Caai

*Bside-palestra torinese indoor alla moda

>> vai alla scheda della Via del Diedro Atomico

Click Here: azzaro parfum